Cornici decorative: il restauro di Palazzo Grossi a Fiorenzuola d’Arda

Nel restauro delle cornici decorative in cotto i problemi da affrontare sono legati al loro degrado, causato principalmente dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento. Il lavoro che ho effettuato su Palazzo Grossi a Fiorenzuola d’Arda mostra esattamente come occorre procedere per una corretto approccio.

Cornici decorative: il restauro di Palazzo Grossi a Fiorenzuola d’Arda

Palazzo Grossi

La costruzione viene fatta risalire agli ultimi decenni del XV secolo. Lo stile del palazzo è di transizione: ad elementi del gotico che si sta esaurendo, unisce elementi dello stile rinascimentale che si sta imponendo. Il quartiere in cui è stato costruito è uno dei più antichi di Fiorenzuola.

Se rapportiamo l’imponenza di palazzo Grossi (l’altezza della costruzione non ha subito modifiche) con le abitazioni circostanti, risulta evidente che esso rappresentava una tangibile espressione della potenza della famiglia committente: non la famiglia Grossi, ma la famiglia Albertazzoni, una famiglia sicuramente importante nella Fiorenzuola tardo-medievale, della quale abbiamo però poche notizie. Appartiene comunque agli Albertazzoni lo stemma che si trova al centro del palazzo.

Il restauro

La predisposizione di un ponteggio fisso, sulla facciata del Palazzo, ha reso possibile visionare le formelle in terracotta del marcapiano e le due finestre in stile gotico. Lo stato di degrado confermava in modo preoccupante quella che era stata la visione da terra. La formazione di una patina nerastra su certe formelle alterava in modo evidente la lettura delle stesse, mentre lo stato conservativo di alcuni elementi in terracotta apparivano in più parti compromessi dall’azione degli agenti atmosferici.

Operazioni effettuate

Pulitura con pennelli e vaporizzatori d’acqua.

Prove di pulitura delle cornici decorative con :

Soluzione AB 57 modificata (senza bicarbonato di sodio) supportata in polpa di cellulosa, esito negativo, scarso effetto di rimozione delle croste.

Con Ossido di Alluminio a due diverse grandezze 88 e 53 micron l’esito è stato negativo: non si riesce a rimuovere le croste se non a scapito di una pulitura aggressiva che danneggia la patina superficiale, potrà essere una soluzione da adottare in fase finale della pulitura per rimuovere eventuali tracce antiestetiche che non sarà possibile rimuovere in altro modo.

Con resine a scambio ionico cationica forte, denominata Amberlite IR 120 H, l’esito è stato positivo. Dopo avere stabilito tempi di contatto certi di 6, 12 e 18 ore ho verificato che l’azione della resina si stabilizzava tra le 12 e le 18 ore permettendo la rimozione delle croste senza danneggiare il manufatto che rimaneva inalterato nella consistenza e nel colore. La difficoltà stava nel mantenere umida la resina opportunamente miscelata con acqua distillata. In seguito ho utilizzato (dopo opportune prove su piccole superfici) la stesura di un foglio di carta assorbente, successivamente ricoperto con un Gel a media viscosità e preparato con acqua distillata – Carbopol – Ethomen. Sul foglio di carta assorbente è stato steso un foglio di pellicola di alluminio che limitasse il più possibile l’evaporazione di acqua, rendendo vano il meccanismo di azione dello scambio ionico .

I risultati ottenuti

Dopo le prove effettuate come sopra, è stato possibile procedere alla pulitura delle formelle delle cornici decorative. La stesura dell’impacco veniva rimossa con strumenti meccanici, spazzole in nylon e acqua con nebulizzatori manuali.

Successivamente alla pulitura si è valutata la consistenza statica di ogni elemento. Sono stati rimossi gli elementi pericolanti riposizionandoli in sede con una malta di granulometria e di colore simile all’originale.

L’esecuzione delle stuccature

Per quanto riguarda la scelta di come eseguire le stuccature tra i giunti dei vari elementi si è scelto la strada più congeniale ad una migliore lettura estetica e morfologica della cornice, delle finestre e del marcapiano.E’ stato difficile rintracciare testimonianze concrete che potessero ricondurre ad una stuccatura originale che legava tutti gli elementi, evitando quella discontinuità tra una formella e l’altra. Dopo la pulitura ogni formella presentava tonalità differenti l’una rispetto all’altra, per degrado subito e per realizzazione/cottura di un impasto differente;

Inoltre, sulle formelle delle cornici decorative del marcapiano, sono emerse tracce di una stesura che può definirsi patinatura originale, probabilmente presente in principio su tutto il manufatto per uniformare le discontinuità già descritte.

Valutato quanto sopra ci siamo orientati, insieme al Direttore Lavori per una soluzione che permettesse di consegnare il manufatto con i segni del degrado e delle discontinuità tonali emerse così come si presentava dopo la pulitura. Si è voluto evitare qualsiasi stesura di nuove patine che uniformassero le superfici in terracotta. A seguito di tali considerazioni è stato deciso di utilizzare, tra un giunto e l’altro, una malta di cocciopesto di granulometria simile all’originale ma con colorazioni differenti che si accordassero alle diverse discontinuità tonali tra una formella e l’altra.

Utilizzo di una malta adatta

In tal modo è stato soddisfatto il bisogno, conservativo, di consegnare le cornici decorative così come lo abbiamo trovato (dopo la pulitura), migliorandone, tuttavia, la lettura estetica generale, dando così continuità al pregevole disegno della cornice in aggetto e del bassorilievo con figure zoomorfe. (per il cocciopesto ci si è orientati per un prodotto della Ditta HERES di Treviso.

Consolidamento

Il consolidamento delle parti degradate è avvenuto per impregnazione di un prodotto che tecnicamente è un copolimero acrilico in dispersione acquosa.  Dopo un sopralluogo del tecnico della ditta, a cui mi sono rivolto per affrontare il consolidamento delle parti degradate, secondo le sue indicazioni e le mie necessità (quella di stendere un consolidante ed un idrorepellente che non alterasse troppo la superficie) è stata seguita una procedura indicata dal tecnico stesso.

Dino Molinari è un restauratore d’arte e decoratore d’interni che opera abitualmente nelle province di Piacenza, Parma e Cremona. Il suo è un mestiere complicato che necessita grande competenza; lui vi si dedica nel suo laboratorio fondato nel 1998 a Cadeo (Piacenza). Tra colori, pennelli e spatole si combinano sapientemente l'amore per la riscoperta e il ripristino delle condizioni di opere antiche.

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